Dalla fine ... ai primi giorni!

Diario di viaggio

GRAZIE A TUTTI!

Con l’amarezza per la fine dell’avventura e la riconoscenza per quelli che ci hanno aiutato e quindi anche a voi tutti Grazie!!!!!

 

 

Siamo tornati, un’altro viaggio è terminato, un’altra avventura vissuta, un’altra missione compiuta.

Siamo allo stesso tempo tristi ed orgogliosi di quello che abbiamo fatto, l’accoglienza ricevuta alla “escuela special” di Nogoya è l’emozione più forte non si dimentica e ci fa pensare quanto sia vero quello che noi diciamo sempre: LA SOLIDARIETA’ APRE I CUORI! e prima di tutti, i nostri.

E’ quindi il momento dei ringraziamenti per tutti quelli che ci sostengono che ci aiutano con la loro amicizia, il loro impegno, il loro contributo anche economico.

Abbiamo sempre avuto timore e pudore a fare nomi, cognomi e marchi delle aziende che ci aiutano; questo viaggio è stato sostenuto da tante persone ma l’adesivo che vedete a lato è stato l’emblema di questo viaggio e scusandoci con gli esclusi, diciamo:

 

Grazie di cuore:

Alla comunità delle suore Gianelline di Piacenza incontrate prima della nostra partenza, hanno creduto in noi nella nostra sincerità nella nostra “buona fede”;

Alle suore Gianelline di Nogoya che gestiscono la “escuela” , è stato un fantastico “gemellaggio” con le sorelle piacentine. Uno scambio di doni, di pensieri ,di emozioni e noi orgogliosamente ne siamo stati il tramite.

Ai ragazzi de “el Arca de Noè” che noi abbiamo cercato e trovato in Argentina, perchè il sorriso di quei ragazzi è il vero obiettivo del viaggio;

Al gruppo motociclistico piacentino MCPS (moto club polizia di Stato), nella persona del presidente Michele Di Mauro, ci ha sempre sostenuto fin dall’inizio della nostra avventura;

Al nuovo amico Roberto responsabile dell’associazione BETTOLA NEL MONDO così severamente colpita dalla recente alluvione della “val Nure”

All’amico Massimiliano della ditta OJ grande marchio nazionale di abbigliamento motociclistico che ci ha “vestito” negli ultimi viaggi;

A Gianfranco titolare della ditta ECOTEK ci conosce appena … si è fidato di noi.

A GRETA e FABIO, che storia stupenda è questa: si sono sposati poco prima della nostra partenza e hanno devoluto al nostro progetto il valore delle bomboniere che….non hanno dato ai loro invitati! E’ bello pensare che forse siamo stati “bomboniere viaggianti”;

Ad Adrasto della SESAP amico e compagno di mille avventure motociclistiche, protagonista del precedente viaggio in sudamerica;

A Luca della VER.TE.RE. Il nostro “basista tecnologico” che tiene i contatti con il mondo e con i media durante i nostri viaggi.

Ad Alfredo della NORDMECCANICA grande azienda piacentina la sua e grande il suo cuore!

A Maurizio, Alain ed Erika della ITC AGECO da sempre il nostro “partner logistico” che anche questa volta ci riporterà le moto a casa nonostante la terribile burocrazia sudamericana;

E da ultimo, ma non meno importante, a questo giornale LIBERTA’ che ci ha sempre dato spazio e la possibilità di raccontare I nostri viaggi;

 

Tutti ci hanno aiutato a “viaggiare per bene…”

 

RAID FO AID TEAM

Carlo, Danilo, Davide, don Silvio.

 

17 Novembre – MISSIONE COMPIUTA!!!

 

 

 

Il cielo è minaccioso e infatti percorriamo poche decine di chilometri e dobbiamo infilare le tute antipioggia. Da Iguazu i chilometri che ci separano da NOGOYA sono circa un migliaio. Nonostante la pioggia, che per due giorni ci accompagna insistentemente, avanziamo consapevoli che ogni chilometro percorso sarà un chilometro in meno della meta del nostro viaggio. NOGOYA è una cittadina di circa 20000 abitanti, nel cuore della rigogliosa pampa argentina. A Nogoya c’è l’Arca di Noè, la scuola che abbiamo deciso di sostenere con le attività svolte durante l’anno. L’emozione è grande quando parcheggiamo le moto. Un drappo con la scritta ” benvenuti” la bandiera italiana insieme a quella argentina è posizionato all’ingresso della scuola. Ad aspettarci c’è suor Mara e tutte le 40 docenti di questa struttura. L’Arca di Noè è una scuola speciale per bambini, e non solo bambini, “speciali”. Qui vengono ospitati durante il giorno e qui, a seconda dell’età e delle possibilità, svolgono diverse attività: c’è il gioco per i più piccoli, ma anche laboratori di recitazione, di falegnameria, di uso del computer e musica. In progetto c’è la costruzione di una panetteria dove i ragazzi potranno imparare un mestiere, da poter svolgere anche al di fuori della scuola, e dove potranno vendere i prodotti da loro stessi lavorati. Visitiamo la struttura che ospiterà la panetteria.

 

 

 

I lavori sono fermi per mancanza di liquidità da ormai un anno. Molti genitori dei ragazzi ospiti dell’Arca di Noè contribuiscono con il proprio lavoro a mandare avanti il progetto, ma servono fondi per acquistare il materiale. Ecco i 9.000 euro che grazie all’aiuto di tanti amici abbiamo raccolto serviranno a terminare questa struttura. Ma la nostra giornata non finisce qui, sarà, in un crescendo di emozioni una sorpresa dietro l’altra. Quando torniamo alla scuola ci sono un’auto della polizia e due moto ad aspettarci per scortarci in corteo lungo le vie della città. Si crea dietro di noi un corteo di auto strombazzanti e tanta gente ai lati della strada ci saluta festosamente. Ci ricevono anche le autorità in municipio, loro in pompa magna felici di stringerci la mano, noi un po’ imbarazzati nelle nostre tute motociclistiche sporche da 20 giorni di viaggio.

 

 

 

All’Istituto ci aspettano poi per il pranzo e per quella che sarà la parte più bella della giornata. Ieri pomeriggio i ragazzi insieme ai docenti hanno preparato per noi una sorpresa; nel cortile della scuola assistiamo ad un “piccolo” spettacolo che ha generato dentro di noi un ‘altalena di grandi emozioni che ci ha travolto e contagiato con l’entusiasmo dimostrato, che ci ha commosso per l’ impegno delle esecuzioni e per l’ affetto ricevuto. Personalmente ho anche avuto un momento di ulteriore grande debolezza quando i bambini, con la docente di musica, hanno intonato “Volare” , il celebre successo di Domenico Modugno, che io stesso avevo cantato in un viaggio precedente in un asilo in Namibia e che sussurravo alla mia bambina(Camilla ) per farla addormentare quando era piccola.

 

 

 

Ci hanno accolti e trattati come principi, da eroi, cosa che non siamo e non ci sentiamo assolutamente di essere. E’invece il lavoro di questi bambini e ragazzi,e dei loro docenti, che è grandioso. Abbiamo trovato un clima di grande armonia e serenità, di grande collaborazione e umiltà all’Arca di Noè. Prima di finire la giornata consegnamo loro i disegni che hanno fatto i bambini nella scuola materna di don Silvio e gli origami che hanno creato nella scuola elementare di San Lazzaro. Una piccola sorpresa per questi bambini che li hanno ricevuti come il più bel regalo del mondo. Usciamo dalla scuola scossi, frastornati dal turbinio di sensazioni che hanno pervaso i nostri cuori. Per la cena i docenti ci hanno invitato ad un asado (grigliata tra amici molto comune in Argentina) con 30 kg di carne per circa 60 persone. Una grande serata di festa con musica, balli e tanta allegria. Il mattino seguente carichiamo le moto, il viaggio verso Buenos Aires, da dove torneremo in Italia deve proseguire. Ci lasciamo NOGOYA alle spalle e mentre la vedo allontanarsi dallo specchietto retrovisore non riesco a non rivivere le emozioni provate. Grazie NOGOYA, grazie Arca di Noè, e un grande abbraccio a tutti voi,così speciali da aver fatto sentire speciali anche noi, almeno per un giorno. Missione compiuta!

 

 

 

12 Novembre – Sciopero a Tubiza

 

La Bolivia ci sta regalando paesaggi incredibili. Il viaggio è sempre in quota, raramente sotto i 3000 metri sul livello del mare. La vegetazione è scarsa, solo qualche cespuglio, nel l’altipiano non ci sono le vette maestose delle Ande ma le gole che lo percorrono sono affascinanti con le loro svariate tonalità di colore. Bolivia e terra ricca di minerali, e si vede. Ai lati della strada vediamo spesso gruppi di lama e alpaca, e ogni tanto anche qualche vigogna, animali a rischio di estinzione fino a pochi anni fa. A Tupiza invece, dove morirono in una sparatoria i mitici fuorilegge del Far West Butch Cassidy e Sundance Kid ( magistralmente interpretati anche in un film da Paul Newman e Robert Redford) troviamo un”bloqeo”.

 

 

 

La strada sbarrata da tronchi di legno per evitare il passaggio: i minatori della regione rivendicano condizioni di lavoro migliori. Come dargli torto. Proviamo comunque a parlare con i responsabili della manifestazione per vedere se, solo quattro moto, anche spinte a mano, potessero passare.

 

 

 

Capiscono le nostre ragioni ma sono giustamente irremovibili. La manifestazione dura tutto il giorno e altre strade dirette in Argentina non ce ne sono, ma i “rivoltosi ” ci indicano una alternativa: percorrendo una strada sterrata, qualche chilometro prima della città, avremmo aggirato l’ostacolo. Non potevano farci regalo più bello. La pista corre parallela al letto di un fiume in secca in una quebrada (gola ) conformazioni Rocciose multicolore dalle forme più bizzarre. Ne usciamo dopo un paio di ore, stanchi ma felici. La burocrazia Per entrare in Argentina invece ci innervosisce. Ci vogliono quasi 5 ore. Familiarizziamo con una famiglia peruviana sto cercando anch’essa di passare la dogana.

 

 

 

Per loro i controlli sono addirittura più meticolosi: Al momento della nostra partenza gli stavano smontando i sedili dell’auto! In mezzo varia umanità: boliviani che fanno ripetutamente la spola tra le due frontiere portando nel loro paese più merce possibile , turisti occidentali zaino in spalla, venditori ambulanti di panini, doganieri che fanno il bello e il cattivo tempo e faccendieri che fingono di accelerare la tua pratica per qualche spicciolo.

 

Entrati in Argentina ci lasciamo le Ande alle spalle. Porteremo dentro di noi ricordi indimenticabili , ed emozioni ci accompagneranno per sempre.

 

 

 

Giorgio Monetti, oggi quasi novantenne, fece insieme all’amico Tartarini il giro del mondo degli anni 50 con una a Ducati 175. circa un anno fa ad una conferenza disse : vorrei tornare sulle Ande, e morire lì… ” ecco questa è la magia delle Ande, ti entra dentro e non esce più. La ruta 16 invece Taglia in due l’Argentina, da est a ovest. È un lungo Rettilineo pianeggiante. ne percorriamo circa 1000 km incrociando solo qualche paese, la maggior parte poche case sparpagliate nella pianura. E la regione del Gran Chaco ,”l’impenetrabile ” e “l ‘ inospitale ” come lo chiamano da queste parti, perché è una terra arida, dove crescono solo arbusti e sterpaglie. Anche la temperatura è cambiata così la sera ne approfittiamo per fare il bucato che non abbiamo potuto fare sulle Ande: tiriamo due fili tra le moto estendiamo magliette e biancheria, domani mattina sarà tutto asciutto.

 

11 Novembre – Cascate Iguazu

 

Il parco di Iguazu stretto tra Brasile,Paraguay e Argentina. Ci arriviamo dopo aver attraversato la provincia di “Missiones”, così chiamata perchè qui si trovano i resti delle missioni gesuite del 1600.

Visitiamo le missioni più importanti ubicate in territorio argentino: Sant Ana e Sant Ignacio Mini. L’impegno dei missionari era quello di migliorare le condizioni di vita dei nativi (“i guarani’) con una corretta alimentazione, l’igiene personale, l’istruzione scolastica e l’arte.

 

Negli anni raggiunsero risultati incredibili creando delle comunità di circa 4500 individui, pacificando le tribù in guerra tra loro e migliorando anche l’ aspettativa di vita degli indigeni.

 

Sono luoghi che tuttora trasudano misticismo e ripensando ai missionari di 5 secoli fà non si può restare indifferenti di fronte all’opera grandiosa intrapresa e al coraggio dimostrato partendo verso l’ignoto per avviare la loro missione nel cuore della foresta subtropicale in un continente lontano. Iguazu è invece un luogo turistico, tuttavia non si può restare indifferenti di fronte ad uno spettacolo della natura così straordinario.

 

 

 

Le cascate sono imponenti e raggiungono il proprio apice alla Garganta del Diablo, una cascata d’impressionante forza e potenza, dal fondo della quale risalgono sbuffi di vapore acqueo come se provenissero direttamente dagli inferi. Tutt’intorno la foresta, rigogliosa nella flora e rumorosa nella fauna: un trionfo di suoni e colori. Passiamo la giornata rilassandoci, ci godiamo una delle meraviglie naturali del mondo, in tranquillità . Proprio mentre stiamo uscendo il meteo ci ricorda dove ci troviamo trasformando, nel giro di pochi minuti, il cielo azzurro in un tipico temporale subtropicale con vento, pioggia grandine incessante per 40 minuti dopo i quali, per incanto torna la quiete e il sereno.

 

 

 

8 Novembre 2015 – Dalle Ande all’altipiano boliviano.

 

 

 

Scendiamo dalle Ande e ci addentriamo nel l’altipiano boliviano ad un’altitudine che varia dai 3600 metri ai 3900 metri sul livello del mare. Attraversiamo Oruro, una città caotica e disordinata dopodiché incrociamo solo piccoli villaggi. Oggi è il 2 novembre e anche in Bolivia si celebra il culto dei morti. Ci fermiamo in un villaggio e, in prossimità del cimitero, c’è una festa. Ognuno celebra il 2 novembre a modo suo e qui la gente si ritrova sulla tomba del defunto, dopo aver preparato i suoi piatti preferiti, per pranzare insieme. Nel cimitero è presente anche una banda che, dietro compenso, viene invitata a suonare sulle tombe. Ci fermiamo un po’ anche noi e, proprio quando stiamo per ripartire, ci viene incontro una simpatica signora che ci offre uno sformato di verdure. A malincuore decliniamo l’offerta, per motivi di tempo, ma forse è meglio così…

 

 

 

Ci avviciniamo al Salar de Uyuni e la pista che ci porta ai suoi confini, negli ultimi 60 km, ci offre veramente di tutto. Pietraie, ghiaia, terra, ma il peggio sono dei sabbioni di centinaia di metri. Un piacere, o un agonia, a seconda dei punti di vista. Quando arriviamo a Tahua sotto il vulcano Tunupa (5500 msm) il sole è tramontato da poco. Pernottiamo in un hotel costruito interamente col sale da una cooperativa sociale locale. È completamente autosufficiente per luce acqua e gas ed è stato costruito in totale rispetto e armonia con l’ambiente circostante. Parte degli utili, annualmente, vengono devoluti alle 36 famiglie che hanno contribuito a costruire la struttura: un esempio di come dovrebbero funzionare le cose! Le stelle nel cielo sono più di quante ne abbia mai potuto immaginare e il silenzio è veramente irreale. All’alba lo spettacolo che madre natura ha creato si manifesta con tutta la sua imperiosa potenza davanti a noi.

 

 

 

Una distesa di sale a perdita d’occhio, una valle lunare nella quale all’inizio ci immergiamo con titubanza e poi con sempre maggiore gioiosa libertà. Non c’è una strada o una pista segnata e non si può viaggiare a vista, le distanze sono enormi, e le piste che s’intrecciano all’interno del lago salato creano ulteriore confusione. Grazie al navigatore satellitare raggiungiamo la Isla Inca Huasi, un isolotto pieno di cactus che emerge quasi al centro del lago. E’ il luogo ideale per riposarsi, consumare qualcosa nel locale rifugio, e fare video e foto a raffica prima di affrontare secondo tratto del Lago alla fine del quale troviamo una specie di monumento eretto in onore della Parigi-Dakar, la gara motoristica che da qualche anno si è trasferita dall’Africa al Sud America e che qui passò nel 2014. Ma noi non siamo piloti di rally e così, anziché “correre ” riprendiamo il nostro lento incedere verso est.

 

1 Novembre 2015 – Iquique (Cile)

 

Cile Bolivia Argentina 2015

 

Ultima cena a Iquique prima delle Ande.

L’ultima cena a Iquique la consumiamo in un locale del centro. Il cameriere è un vero personaggio con baffetti e pizzetto luciferino,infatti, quando si presenta, esclama: Io soy el diablo ! Silvio finge di sobbalzare sulla sedia, dichiara la sua identità di sacerdote e la scenetta tra “padre Silvio ” e “il diablo è veramente esilarante. Mauro, si chiama cosÏ, ci serve dell’ottimo pesce, del vino sincero e poi ci augura buon viaggio.

 

Nel nostro percorso verso le Ande ci fermiamo a Humberstone, una città mineraria fantasma, ora patrimonio dell’Unesco, dalle proporzioni gigantesche. Operativa dal 1872 al 1970 aveva al suo interno le case per le famiglie di operai, impiegati e dirigenti, una chiesa, un piccolo hotel per ospiti e commercianti di passaggio, campo da calcio, da tennis, piscina e teatro. Gli operai erano pagati in buoni spendibili praticamente solo all’interno della città ( al di fuori il loro valore era quasi dimezzato) così, chi lavorava a Humberstone ne diventava prigioniero. Se a questo aggiungiamo che la città è circondata dal deserto, intere generazioni sono nate, cresciute e hanno vissuto qui tutta la loro vita. Una vita difficile! Al momento della chiusura della miniera Humberstone contava circa 10000 abitanti, nel periodo di maggiore produzione probabilmente erano almeno il triplo.

 

Le Ande si avvicinano e saliamo progressivamente di quota. Bisogna bere molta acqua, mangiare leggero e fermarsi spesso per dare tempo al corpo di acclimatarsi. Anche il respiro si fa corto dai 3000 metri. Il vulcano Parinacota, con i suoi 6350 metri sul livello del mare, si staglia maestoso all’orizzonte. Al suo fianco il vulcano Pomerape (6240) e il Sajama (6520) già in Bolivia. Piccoli gruppi di vigogne pascolano vicino alla strada in un paesaggio incantato. A riportarci nella realtà ci pensano la dogana cilena e poi quella boliviana. Si vaga da un ufficio all’altro per la sola apposizione di un timbro su un foglio che, il pi˘ delle volte non viene nemmeno controllato! Ci mettiamo “solo” 4 ore per venire fuori dall’inferno…. poi di nuovo il paradiso….

 

29 Ottobre 2015 – Iquique (Cile)

 

 

 

Iquique é una cittadina in rapido sviluppo. Nata alla fine del secolo scorso, sulla spinta dello sfruttamento delle miniere di nitrati oggi, grazie alla complicità del clima e delle belle spiagge che la circondano, e diventata la principale località balneare del Cile. una città che si sviluppa in lunghezza, abbracciata da un lato dall’Oceano Pacifico e dall’altro dalle vette della cordigliera andina. Eccoci qua dopo un lungo viaggio durato quasi 30 ore.

 

 

 

La città ci accoglie con una nebbia quasi Padana, giusto per non farci sentire troppo lontani da casa. Nuovi quartieri, con eleganti torri residenziali, si affacciano sul litorale, appena dietro casupole dall’aspetto meno sfarzoso si allungano fino alle prime pendici andine. Ma Iquique ha anche un centro città interessante con numerose e variopinte residenze in stile georgiano del 17mo secolo, una bella piazza nella quale troneggia un fantastico teatro tutto in legno. È qui che trascorriamo la prima mattinata cilena, passeggiando nel centro cittadino pedonale cercando di smaltire le fatiche del viaggio. Pranziamo in un locale stile Far West e la nostra cameriera, Maribel, riesce a fare più confusione di Totò e Peppino. Ordiniamo quattro piatti, solo i contorni sono diversi, ma come il migliore degli illusionisti la nostra maribel riesce a moltiplicare le ordinazioni come se fossimo almeno una mezza dozzina. Ma è simpatica nel suo goffo tentativo di venirne a capo e così la mancia, obbligatoria nel conto solo se si è soddisfatti del servizio, la lasciamo volentieri.Nei giorni a seguire cercheremo di riprendere possesso delle nostre moto.

 

Raid for aid Cile bolivia Argentina

 

Siamo in attesa di un documento in arrivo da Santiago (ma perché non è stato spedito prima ? ) e poi quando questo, dopo due giorni arriva, ci mettiamo anche lo sciopero dei portuali … quando si dice la fortuna. Così, forzando un po’ la mano e adducendo anche a fantomatiche medicine salvavita essenziali stivate nelle borse dentro il container, finalmente il giovedì (dopo ben 4 giorni ) riusciamo a riprendere possesso delle nostre bene amate. Felici come bambini ai quali è stato regalato il giocattolo tanto atteso torniamo al nostro albergo.

 

Il tempo lo impieghiamo riorganizzando il bagaglio, brindando con una buona birra, inghiottendo un paio di aspirine perché mal di gola e anche due linee di febbre hanno colpito un paio di partecipanti al viaggio. Il resto e sogno, cartina alla mano ripercorriamo le prossime tappe e da domani … in sella !